Giorgio Chinaglia

Il Grido di battaglia!!! Scudetto

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Capita nella storia di una società di calcio, che ci siano dei personaggi destinati a lasciare il loro segno, a entrare nel cuore dei tifosi, fino a sconfionare nella leggenda. Ebbene, se nell’albo d’oro del campionato italiano esiste uno scudetto bianco e celeste, questo lo si deve soprattutto ad uno di questi personaggi. Giorgio Chinaglia per i sostenitori laziali ha rappresentato un autentico mito. Coloro che l’hanno visto correre sul rettangolo verde con la grinta di un guerriero indomabile gli hanno attribuito i contorni del divo, le particolarità di un eroe leggendario. Tuttavia la vicenda di Giorgio Chinaglia sembra irrimediabilmente corrosa dal pensiero della sciagurato periodo trascorso alla Lazio col ruolo di presidente. Vista così la storia di Long-John può essere ben rappresentata da una parabola. I giorni dell’infanzia La sua infanzia, Giorgio Chinaglia, la trascorre nella povertà. Giorgione è nato a Massa da una famiglia di modeste condizioni: il padre sbarca il lunario lavorando saltuariamente nelle cave di marmo. Quando il piccolo Giorgio compie 5 anni il genitore trova un impiego stabile in una fonderia anglossassone, a Cardiff, e la sua famiglia è costretta quindi a trasferirsi ed a vivere la non facile condizione degli emigranti. I disagi e le sofferenze, insieme alle privazioni, irrobustiscono il ragazzo: la rabbia accumulata in quei giorni difficili divenne la componente principale del suo carattere, la base da cui scaturì la sua voglia di vincere, il desiderio di emergere. Il tirocinio da calciatore, per Chinaglia, incomincia in parrocchia. Quand’è poco più che tredicenne il piccolo Long-John viene notato da Mel Charles, fratello del popolarissimo John, che lo segnale allo Swansea, una compagine che gioca nella serie inferiore del campionato britannico. Ma la vera e propria svolta si verifica quando il padre riesce a procurargli, un provino con la Massese, la squadra della città natale: vinta l’iniziale riluttanza Giorgione si sottopone alla prova e rimedia il suo primo ingaggio italiano, in serie C. L’anno seguente arriva il primo trasferimento: 96 milioni, una cifra record per la categoria, è il prezzo con cui l’Internapoli si asscicura il suo cartellino.
I giorni del successo
Coincide con suo ventiduesimo anno di età l’inizio di un’avventura che lo congiunge ai colori biancocelesti. Con la Lazio gioca sette stagioni, disputando 189 incontri e segnando 98 reti. Tuttavia l’approdo capitolino non fu subito rose e fiori. Prima l’impatto con una realtà urbana profondamente diversa da quella a cui s’era abituato in provincia, poi l’amarezza della retrocessione in serie B, infine le prime difficoltà col tecnico biancoceleste Juan Carlos Lorenzo. Eppure, quando la Società esonera l’argentino, Chinaglia rimane contrariato dal provvedimento che liquida l’allenatore che gli aveva permesso di esordire nel football professionistico. Al suo posto arriverà Tommaso Maestrelli, l’uomo che riuscì a smussare il suo carattere ribelle, corregendone, i lati eccessivamente irrequieti. “Ero nero racconterà Long-John quando mandarono via Lorenzo. Chi è stò Maestrelli? invece mi bastò un sorriso per capire..”

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Accanto a Maestrelli Chinaglia diventa leader incontrastato di una squadra assurda. La brigata dei ragazzi del ’74 non conosce tranquillità: capricciosa, stravagante, polemica, la Lazio compie la più bella delle imprese. Al campo di allenamento le liti sono furibonde: volano sedie e bottiglie, e in ritiro persino qualche colpo di pistola. Ma in campo, come per miracolo, la squadra ritrova l’unione ed è capace di imporsi di fronte a qualsiasi avversario. Il trascinatore della Lazio è proprio Giorgio Chinaglia: a San Siro, di fronte all’esterrefatta platea interista, scalcia nel di dietro il compagno di squadra D’Amico, reo di non aver rincorso Sandro Mazzola. All’Olimpico, dopo un gol nel derby, va ad esultare proprio sotto la curva Sud, il settore che ospita il tifo romanista. Al San Paolo, nell’infuocato pre-partita di Napoli – Lazio, provoca la folla partenopea mostrando le corna. Ma quando l’arbitro dà il via alle ostilità non c’é difesa che riesca a controllarlo: così la Lazio diventa Campione d’Italia e Chinaglia il capocannoniere del torneo
I giorni della contestazione
Per Long-John, ormai popolarissimo, si dischiudono anche le porte della Nazionale. E’ il 1974: in Germania, ai campionati mondiali, il tecnico azzurro Valcareggi, lo sostituisce durante l’incontro con il modesto Haiti. Lui non gradisce ed esprime il suo disappunto mandando a quel paese l’allenatore in Mondovisione! è il caos. Carraro, all’epoca Presidente della Federcalcio, indice d’urgenza una conferenza stampa. “E’ un disidattato.” E con queste parole lo bolla…. Quel gesto Giorgione lo paga con le impietose razioni di fischi che tutte le tifoserie d’Italia gli riserveranno nel suo girovagare per la penisola. Ma i presunti peccati commessi Chinaglia finisce per espiarli soprattutto a Roma, perchè l’altra sponda del Tevere, quella giallorossa, si dimostra tutt’altro che benevola con lui, andando ad inportunare la sua famiglia. E allora sceglie l’America.. Sì, il viaggio oltr’oceano, chilometri e chilometri di distanza da un amore, quello per la Lazio, che rischiava di travolgerlo, anche negli effetti.
I giorni della nostalgia
Nemmeno l’universo rampante e spietato degli States riesce a ridimensionarlo! Le grandi vittorie col Cosmos gli garantiscono una popolarità che offusca persino il mitico Pelè, suo compagno di squadra nella “multinazionale” americana. Ma anche se fisicamente c’é l’Oceano a dividerlo da Roma e dalla Lazio il suo cuore è rimasto lì, al di là di quel mare immenso e navigabile. “L’idea del ritorno mi ronzava in testa già il giorno della partenza. Me ne stavo andando da Roma, ero in volo verso il futuro, ma mi sentivo dentro il magone. Capii che non sarei mai riuscito a dimenticare. Un giorno, mi dissi per farmi forza, tornerò da presidente…”
I giorni del ritorno
E torna sul serio!. Quando sbarca a Roma trova ad accoglierlo una folla immensa, fitta e chiassosa. E’ il giorno che segue il ritorno della Lazio tra gli eletti, dopo tre anni nel purgatorio dei cadetti. L’idolo di un’era remota e felice è tornato per rinverdire i fasti di un tempo. L’entusiasmo è alle stelle. Lui Giorgio Chinaglia lancia proclami trionfali, promette trionfi e splendori. Ma l’impatto con la realtà è completamente diverso e il risveglio sarà ancora più brusco e doloroso…. La squadra retrocede dopo appena due stagioni e Chinaglia è ancora al centro di episodi burrascosi. Difende la sua Lazio con la rabbia di sempre ma non può scendere in campo per fare sfraceli come quand’era ancora un giocatore. Così, dopo un Lazio – Udinese tenta di aggredire l’arbitro Menicucci armato d’ombrello, incappando in un lunghissimo periodo di squalifica. Così, dopo un derby perduto senza nemmeno lottare, entra nello spogliatoio lanciando feroci accuse ai suoi giocatori, insultandoli e rompendo bottiglie. Esageratamente tifoso, Giorgio Chinaglia, agisce spesso in nome della passionalità, trascurando tutti quegli accorgimenti indispensabili per la conduzione di un’azienda calcistica. Eppure, nonostante l’indubbia buona fede che gli va, per forza di cose riconosciuta, Giorgio Chinaglia si ritrova a non poter più gestire la Società biancoceleste. Il deficit, vertiginoso, lo costringe a mollare: Long-John torna di nuovo in America, stavolta ci torna sconfitto. La gioia di rivedere l’eroe di un sogno da bambino era stata troppo grossa per poter masticare l’amarezza di una delusione cocente. Ma la disillusione, per il tifoso laziale, è quasi un abitudine e Giorgio Chinaglia resterà comunque nella storia della Lazio. Come si può non voler bene ad un personaggio talmente ingenuo ed innamorato della Lazio da non riuscire a capire che diventarne il presidente poteva voler dire, in caso di sconfitta, oscurare un mito, il suo, che altrimenti, oggi, sarebbe ancora più vivo?

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Un commento al post “Giorgio Chinaglia

  1. Molly scrive:

    In the 70s when I was a teenager, I went to all the Cosmos games even the ones at Hofstra, Randalls Island and Yankee Stadium bfreoe Chinaglia came. Randy Horton, Siggy Stritzel, Werner Roth and Pele were my heroes. Then came Chinaglia with his scoring prowess. He turned the Cosmos into NASL champions and I was exhilarated. As I became a bit older and smarter in the 80s, I realized Giorgio was a very arrogant and destructive person. I guess it was no accident that he almost single-handedly ruined the Cosmos with his petty grievances and political manipulation (see the movie Once In A Lifetime for more on this). So on the one hand he obviously loved the game and I am sad that he has died. On the other hand his passing has reminded me of the ambiguous type of person he was. Maybe it is fitting that he died on April 1.

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