Politica

La politica e la Curva Nord

solierLa tendenza e gli ideali politici di gran parte degli ultras laziali, li conoscono tutti. Una nomea che parte da lontano, agli albori del secolo. Chiaro e significativo è il simbolo, la figura ario-romana per eccellenza: l’aquila, di natura regale. Sin dall’età Repubblicana l’aquila fu in Roma l’insegna delle Legioni, tanto che Cesare e Tacito ci riferiscono del detto “Un Aquila per ogni Legione, nessuna Legione senz’Aquila!”, poichè l’effige legionaria era costituita dal rapace dalle ali spiegate con una folgore tra gli artigli, simbolo di forza e combattività.
Evidente quindi il motivo percui una certa parte della popolazione si avvicinò alla società biancoceleste e l’altra, la maggioranza, si schierò con la popolare a.s.Roma. La Lazio è da sempre considerata la squadra nobile della città, in contraddizione con l’anima più popolare e proletaria della Roma.
Basti pensare ai primi circoli sportivi delle due compagini capitoline: il primo Circolo Biancoceleste nasce ai Parioli, quartiere nobile della Capitale, mentre il primo Club Romanista, ha i suoi natali nella popolare Testaccio.
Due fazioni all’interno della stessa città, dunque, una spaccatura che fu ancor più evidente negli anni ’70, quelli del dopo ’68, delle proteste di piazza e delle guerre studentesche. Allora andare allo stadio e soprattutto al derby, non voleva solo dire andare ad una partita di calcio, ma anche assistere a schieramenti politici. Da una parte i neri, i fasci, dall’altra i rossi, quelli dell’autonomia operaia, pronti ad affrontarsi e darsele di santa ragione.
All’epoca la stragrande maggioranza dei giovani e delle tifoserie erano di sinistra, e in Italia le tifoserie di destra si potevano incontrare solo a Milano sponda nerazzurra, a Verona e ad Ascoli. Il resto delle curve italiane erano spazi occupati da giovani della sinistra extra-parlamentare, fu per questo che dove andavano i laziali, finiva in rissa. Negli Anni ’70 i laziali crearono le loro prime rivalità storiche, con la Ternana, il Perugia, la Fiorentina, il Bologna e la stragrande maggioranza delle tifoserie, appunto tutte le cosidette “rosse”, rivalità nate proprio per l’ideologia politica contrastante.
La Lazio fu fondata da un militare, reduce dalla battaglia di Adua.
La Lazio giocò nel ventennio col fascio littorio sul petto.
Fu un gerarca fascista, Vaccaro, ad opporsi alla fusione con la popolare a.s.Roma, per la salvaguardia della purezza del simbolo biancoceleste.
C’erano elementi di destra anche nella Lazio del ’74, quella ribelle, che vinse uno Scudetto contro ogni pronostico, quella che non mollò nel 73, per rifarsi un’anno dopo.
Insomma, quella del Laziale non è moda, il carattere destrorso è nel D.N.A. del Laziale, da sempre. Oggi(anche se con le nuove leggi repressive un pò meno) nelle varie curve d’Italia si assiste ad un vero e proprio boom della croce celtica. Tifoserie, che una volta erano comuniste tra i comunisti, stanno cambiando(Roma) o hanno cambiato tendenza politica(Juventus), per cercare di essere nere tra i neri, troppo comodo e troppo modaiolo, i laziali erano considerati fascisti negli anni ’70, contro tutto e contro tutti. Ma il problema non è essere di destra o di sinistra, ognuno ha il proprio rispettabile pensiero, il problema è un altro: è giusto portare la politica all’interno della Curva? E’ possibile trovare una risposta a questa domanda, quando poi ne sorge un’altra: E’ altrettanto giusto vedere politici nelle tribune d’onore? Non è anche quella politica negli stadi? Troppe domande per poche risposte, e allora apriamo il nostro album di fotografie e documenti che fondono la fede per la Lazio alla Politica…

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5 commenti al post “Politica

  1. Andrea scrive:

    Da Laziale decisamente non compagno, posso dire che l’articolo è pieno di tesi quantomeno azzardate.
    Con la nascita della società, Bigiarelli e gli altri che la fondarono intendevano far partecipare alle competizioni che erano destinate ai ricchi soci di società anche persone meno abbienti che non potevano permetterselo, questo a dimostrare la volontà se vogliamo comunitaria e proletaria e non elitaria dei soci fondatori, inoltre mi sembra che negli ultimi tempi con raggiungimenti dei grandi traguardi dell’epoca di Cragnotti il bacino d’utenza laziale si sia ampliato e non vi è ampia eterogeneità tra le classi sociali dei tifosi. anche se è pur vero che rimangono le vecchie roccaforti del tifo biancoceleste. Sul simbolo ci siamo, si rifà alle legioni romane ed è giusto. la Lazio giocò col fascio littorio come la quasi totalità delle squadre dell’epoca del calcio italiano. Basti pensare all’ambrosiana Inter o alla stessa roma (merda) per esempio fondata ( a corropoli) dal fascista Foschi. tra quelli del 74 2 (Petrelli e Rececconi) erano tendenti a destra il resto se ne fregava e si “ammazzava” negli allenamenti. Quella del laziale destrorso è una moda ed un pregiudizio che forse cela qualcosa di vero ma che inizia quasi a dar fastidio,. quasi fossimo una società stile livorno senza blasone calcistico che viene riconosciuta più per la politica che per le gesta in campo dei giocatori e per la sua storia fatta di campioni e grandi personaggi.

    1. Andrea scrive:

      vi è ampia eterogeneità tra le classi sociali dei tifosi.

    2. Claudio scrive:

      Perfettamente d’accordo con Andrea.
      Un’accozzaglia di tesi forzate per rafforzare un luogo comune che quasi sempre ci danneggia.

      Io coi colori bianco celesti addosso ci sono nato e cresciuto, in mezzo a mille difficoltà, eppure ‘sto “carattere destrorso nel DNA” non ce l’ho mai avuto.

      Poi non ci lamentiamo se veniamo etichettati se siamo i primi a farlo.

  2. Carlo scrive:

    Una tesi a dir poco fantascientifica… i tifosi della Lazio sono eterogenei, solo piccoli gruppi di pseudo-fascisti, isolati in curva ma che tendono ad orientare, con striscioni o cori, migliaia di persone, perlopiù giovanissime. Ecco perchè il Laziale non può essere considerato fascista!

  3. Gens scrive:

    Da bambino, vedevo quella squadra di mostri che da subito mi ha stregato. I mostri però erano buoni (Salas, Veron, Almeyda ecc ecc) ed il finale non era sempre felice….poi crescendo, ed accorgendomi che la Lazio più che una passione o un cartone animato era diventata una “malattia benigna” non potevo viverla senza pensare alla questione politica (perché in un certo senso a me sta a cuore anche quella…extraparlamentare). Eh si, perchè tra quei mostri vi era anche un certo Maestrelli…per carità sicuramente ci sono persone che avranno avuto modo di vedere sue partite dal vivo e chissà magari anche di averlo conosciuto….però a me non interessa. Già perchè se leggo la sua storia mi accorgo che sarei collocabile di parecchio vicino al suo pensiero (lascia il gioco del calcio per imbracciare armi partigiane). E quindi???? (esclamerete tutti!) Quindi ogni volta che vado in curva, mi accorgo che vado li solo per tifare la Lazio cioè l’unica squadra che mi ha fatto sognare sperare e anche commuovere. L’unica cosa che, a mio modesto parere abbia nel DNA é quella di lottare sputare sangue e far emozionare….per cui da antifascista dico che in curva nord non é zeppo di fasci ma di laziali che, come me, condividono una passione. Politicizzare una squadra é come sputare in aria….sempre in faccia ci torna. Per cui, la voglio vedere così: vado allo stadio per tifare la Biancoceleste che é l’unico vero motivo per cui gridare, arrabbiarsi, abbracciarsi, applaudire. Perché la cosa importante non é avere ciò che si desidera, ma desiderare ciò che si ha…ed io ho la passione ed il tifo per questa splendida squadra.

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