Paolo Di Canio

Il prototipo del Laziale

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TUTTO SU PAOLO

IL COLORE:
Nero
IL PIATTO:
Tagliolini in brodo
CITTA’ ITALIANA:
Terni per qualità di vita, Roma per la storia
CITTA’ STRANIERA:
Londra
FILM PREFERITI:
Attimo Fuggente, Braveheart, Febbre del Sabato sera
ATTORI:
A.Hopkins, T.Hanks, M. Gibson
ATTRICI:
D.Moore, J.Roberts
PERSONAGGIO STORICO:
Mussolini, l’ultimo dei grandi nazionalisti. Mi sento nazionalista. Anzi Romano prima ancora che Italiano
ABBIGLIAMENTO:
Trendy
RIVISTE:
Maxim, GQ
GIORNALISTA:
Vittorio Feltri
TRASMISSIONE SPORTIVA:
Controcampo

dicanio1Inntervista a paolo di canio:
Estroso, combattivo, talentuoso in campo. dissacrante, schietto, sincero. Ma soprattutto sempre fuori dal coro. e’ per questo che piace ai ragazzi delle curve. e dicanio ultra’ lo e’ veramente stato, in prima linea, militando nelle file degli eagles e degli irriducibili.  A contatto con i suoi amici Diabolik e Yuri, esponenti di primo piano del gruppo guida della nord. Ed e’ solo per l’aquila biancoceleste che avrebbe fatto il passo estremo, ritornare in Italia.
“Li ho trovato la mia dimensione, la gente mi apprezza per quello che sono, l’Italia e’ il Paese delle etichette e dei pregiudizi, mentre qui le parole valgono per il loro esatto significato.”
Ultras - ho cambiato stile di vita ma non ho cancellato i ricordi legati agli anni di militanza in curva nord. quel periodo vissuto da ultras e’ indelebile come il tatuaggio dell’aquila che porto sul mio corpo. Essere ultra’ per me rappresentava una interazione con altre classi sociali. Per me che venivo da un quartiere popolare come il quarticciolo era una sensazione fantastica. per me, figlio di muratore, ultras era anche un modo di vivere alternativo, una forma di riscatto sociale. La trasferta era il momento piu’ bello ed emozionante. Gia’ il venerdi sera aspettavo freneticamente la prossima trasferta. Possibilmente con il treno, con la gente che ti squadrava con stupore e inquietitudine. Arrivavano i laziali…
Laziale –  sono sempre stato un eretico della fede calcistica. Se avessi subito l’influenza dell’ambiente familiare sarei stato un tifoso della roma. Sarebbe stato semplice diventarlo con due fratelli romanisti e un quartiere a predominanza giallorossa. Invece ho sentito una forte attrazione per la Lazio. Essere laziale e’ qualcosa di speciale, diverso dalla massa. E’ stato l’istinto a spingermi verso i colori biancocelesti e la passione per l’aquila, un animale affascinante, regale, fiero. Ne ho una anche tatuata. Una scelta controcorrente per non andare dietro ai pecoroni.
Tifo Inglese – I tifosi della Lazio sono stati i primi a portare il tifo inglese in Italia. Sono stati degli anticipatori. Gia’ gli Eagles avevano elaborato uno stile che poi e’ stato ripreso dagli Irriducibili. quando arrivo’ Gascoigne si accentuo’ questa impostazione, ma gli ultras laziali gia’ tifavano all’inglese. Ho grande ammirazione per i tifosi inglesi, per l’atmosfera degli stadi. per il modo di intonare i cori sono i migliori al mondo. La coralita’ dei canti inglesi e’ straordinaria. Gli ultras italiani hanno piu’ varieta’ e fantasia nel repertorio ma non raggiungono l’intensita’ di quelli inglesi.
dicanio5West Ham – Ho avuto offerte importanti dal manchester utd, ma al West Ham Utd sono a casa, sono il loro idolo, il capitano che non molla mai. Quella del West Ham e’ una tifoseria che proviene dalla working class, sono affamati, non hanno mai vinto nulla e per loro la squadra ha un valore sociale. Per questa ragione ti danno tutto, seguono visceralmente le vicende degli Hammers. Sin dagli anni ’70 e ’80 e’ stata una delle tifoserie piu’ calde. A quei tempi avevano una pessima fama le scorribande dell’intercity firm, un gruppo che aveva l’abitudine di prendere il treno di linea per sfuggire ai controlli della polizia. Il coro piu’ suggestivo che viene intonato e’ l’ossessionante “Paolo Di Canio, Paolo Di Canio…” cantato sull’aria della donna immobile, opera di Verdi. Ad “Upton Park” ho un angolo dello stadio tra la tribuna e la west east end, che e’ quello piu’ scatenato, dove vado ad esultare ad ogni gol.  E tutte le volte e’ come se i tifosi mi calpestassero di gioia e da questa azione assorbo molta energia.
Style – il mio modo di vestire e’ lo specchio della liberta’, della mia indole libertaria. E’ importante il tuo atteggiamento, come ti poni nel vestire, senza essere standardizzati, senza subire i canoni modaioli. Sono ancora un ragazzo ed e’ normale vestire trendy, un po’ sfasato.
Vita da Pub – non mi piace molto bere e in particolare la birra. Se si esagera alla lunga il fisico ne risente negativamente. A Londra vado spesso al Corvo Rosso vicino King’s Cross a Chelsea. Quando giocavo nel Celtic a Glasgow passavo spesso da un pub calcistico molto bello che aveva i gagliardetti di tutti i club del mondo.
Irriducibili – anche nella biografia (non ancora disponibile in italia) ho raccontato la mia esperienza passata nella Curva Nord. Conosco ragazzi come Diabolik, Yuri e Geppo. Gli Irriducibili sono stati un gruppo svolta nel movimento ultras degli ultimi quindici anni. Non ero membro ufficiale del gruppo, volevo essere indipendente, ma mi sentivo di appartenere alla stessa mentalita’. Sono stato per un breve periodo negli Eagles, poi ho vissuto il cambiamento degli Irriducibili. Ai tempi degli Eagles c’erano anche altri gruppi come Gioventu’ biancazzurra, Viking e Vigilantes. Gli Eagles sono stati un gruppo di massa, mentre gli Irriducibili sono nati come gruppo d’elitè, con una mentalita’ nuova e originale. Poi pero’ hanno cercato di essere un gruppo d’unione. Nelle coreografie la curva laziale e’ stato un modello. Alcune sono state originali come quella “Lazio nel cuore” degli Eagles. Anche gli Irriducibili sono stati degni eredi di questa tradizione. Hanno avuto soggetti rivoluzionari. Mi risulta che una coreografia della Nord sia stata utilizzata dalla Coca-Cola per uno spot pubblicitario.
Gioventu’ – quando ero ventenne sono stato assiduo lettore di supertifo. Ero rapito dalle foto, dalle dispute tra i lettori. La passione e’ affievolita diventando calciatore. Ma ogni tanto quando ritorno in Italia se mi capita lo ricompro per vedere com’e’ cambiata la cultura ultras e ricordarmi i momenti stupendi passati in Nord. Allora spendevo molti dei miei soldi nell’acquisto di materiale ultra’ e nel subbuteo. Ho ancora quattro panni d’annata e un centinaio di squadre. Anch’io sono stato coinvolto in dei tafferugli. A padova nella stagione 87-88 perdemmo 2-0 e fuori dallo stadio ci fu un faccia a faccia con gli ultras biancoscudati. In quei momenti i laziali erano come fratelli che nei momenti difficili devono essere aiutati.
Mentalita’ ultras – cos’e’ Ultras? E’ un grande ideale. Significa vivere con passione incondizionata l’amore per la propria squadra. Il tifo, l’intensita’ emozionale, gli sfotto’, ma sempre con intelligenza e originalita’. E’ su queste basi che una tifoseria deve sovrastare l’altra. Non giustifico gli eccessi del tifo, pero’ capita che allo stadio una persona si trasformi, e’ la legge del branco. Poi torna a vivere la sua normalita’. Bisogna sempre tifare per la squadra, per i suoi interpreti. Un giorno saranno bravi, un giorno faranno schifo, ma nessuno togliera’ loro la fede e l’amore per i propri colori. Quelli appartengono ai tifosi. E’ questo il salto di qualita’ che devono fare i tifosi italiani.
Politica – bisogna smetterla con le simbologie politiche. La politica nelle curve e’ dannosa e faziosa. Molti nomi dei gruppi ultra’ inneggiano ad una parte politica ma se valgono da una parte le limitazioni devono valere anche per le altre. Ci si indigna per le croci celtiche ma poi si chiude occhio sulle bandiere con la falce e il martello. Anche gli striscioni di solidarieta’ sono sottolineati solo da una parte. Per esempio mi risulta che gli ultras laziali abbiano fatto uno striscione alla memoria di Carlo Giuliani, ma chi lo ha evidenziato?
Old Firm – e’ difficile trovare le parole per descrivere l’old firm. E’ il derby piu’ bello del mondo, dove s’intercciano calcio, religioni e radici sociali. Se sono riuscito a capirlo e’ perche’ mi sono immerso nella loro cultura storica. Non si puo’ separare il derby di Glasgow dal contesto politico-religioso, dall’ostilita’ tra protestanti e cattolici. E’ incredibile vedere cinquantamila sciarpe tese, uno spettacolo da brivido. Molti canti dei supporters del Celtic hanno dei riferimenti a questa situazione.

15-01-1989 GRAZIE PAOLO PER QUELLA CORSA ALLA CHINAGLIA!!!

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06-01-2005 LA STORIA SI RIPETE: “J’HAI FATTO MALE PAOLE’!!!”

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IL CALCIATORE

Domenica 15 Gennaio 1989. Un deja-vu: il numero 9 sulle spalle ed una corsa sfrenata verso la curva Sud, muta ed inebetita. Lui strafottente e spavaldo, con l’indice elevato al cielo. Derisione ed incoscienza: E’ Paolo Di Canio. L’amarcord è sin troppo facile, quasi naturale, spontaneo. Un’immagine vista e rivista scorrendo a ritroso la sequenza di un vecchio film scolorito dal tempo. Soltanto un altro, prima di lui, aveva osato sfidare il tempio del tifo giallorosso. Lì, nella cineteca del cuore, un fermo immagine: la stessa maglia, lo stesso gesto. Allora, l’indice provocatorio era quello di Long-John. E’ vero quelle erano immagini un pò sbiadite, ricordi impalliditi dal tempo, fotografie ingiallite e senza contorno, in un bianco e nero, che, impietosamente, stava lì a rammentare l’inevitabile lontananza. Insomma, un frammento di un calcio d’altri tempi, da ricordare per sempre, ma da ricordare come si ricorda un qualcosa che non si ripeterà più.

E invece..

Quel derby del Gennaio 89 cambia il destino di Paolo Di Canio, proiettandolo prepotentemente in copertina. Proprio la sfida contro i giallorossi era stata, guardacaso, la sua prestazione migliore, con quei piccoli prodigi di un ragazzo sfrontato che s’intestardiva in dribbling apparentemente impossibili, capace di esaltare i propri supporters ed irritare terribilmente gli esterrefatti avversari.
Così, in un pomeriggio di gennaio, il ragazzo del “quarticciolo” s’era ritrovato, all’improvviso, ad essere l’idolo indiscusso della tifoseria biancoceleste. Lui, capace di volare ad ali spiegate verso la Sud con quel ghigno strafottente e malandrino dipinto sul viso, d’ora in poi sarebbe stato costretto a calarsi in un ruolo troppo difficile da recitare.Vent’anni sulle spalle, un pò leader, un pò incosciente, Di canio era diventato lo specchio di aspirazioni, sogni e ideali dei tifosi biancocelesti. Nella Lazio che cominciava lentamente a liberarsidalle sue frustrazioni, lui, il ragazzo del Quarticciolo, rappresentava la schiettezza e la genuinità. Quelle che ti fanno giurare eterno amore verso i colori che indossi, quelle che ti fanno star sempre in prima linea, a forza di stoccate contro i rivali giallorossi, quelle che ti consigliano di accettare che la commedia delle parti ti rovesci responsabilità soverchianti, anche se sei troppo giovane per reggerne tutto il peso. Così, Paolo Di Canio, si trovò sballottato in una storia più grande di lui. Le schermaglie verbali con Nela e Giannini, le grottesche incomprensioni con Materazzi, due derby, al Flaminio, trasformati in rissa per il compiacimento dei tifosi e le indignate censure degli addetti ai lavori. Il ragazzo del Quarticciolo portava avanti la crociata con orgogliosa ostinazione, ma non bastava crederci, bisognava avere il coraggio di continuare fino a fondo…

Idolatrato prima, ferocemente contestato poi: anche gli intoccabili, a volte, possono essere abbattuti dall’oggi al domani. Era già capitato, in passato che qualcuno rinnegasse la fede. Ma il tifoso laziale non avrebbe potuto restare insensibile anche di fronte all’ultimo scempio.
L’epilogo Juventino è quasi una liberazione. Di Canio se ne va a respirare qualche scampolo d’Europa e tanta panchina. Giura che non avrebbe potuto essere altrimenti, che non ha tradito, che era l’unica soluzione. Ma gli credono in pochi.. Gli altri dicono che Paolo Di Canio, al pari dei tanti freddi professionisti del pallone, pronti a al vendersi al miglior offerente, s’é separato dalla Lazio per un pugno di dollari in più. Noi, nno siamo affatto ceri che sia andata davvero così…

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